Biancotti Marino, conosciamolo meglio: qualche domanda al nuovo Capo Pilota del porto di Livorno.

Biancotti Marino, conosciamolo meglio: qualche domanda al nuovo Capo Pilota del porto di Livorno.
News
02 maggio 2023
Intervista a cura del com.te Castellani Fabrizio
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Figlio d'arte (il Papà è stato pure un Pilota), effettivo a Livorno dal '96. Più di venticinquemila manovre effettuate, due mandati da Sottocapo. Da tempo un riferimento per i colleghi e da marzo di quest'anno al timone della Corporazione subentrando a Simone Maggiani, con il quale hai fatto praticamente carriera parallela. 

Tre qualità che ti riconosci e che ti hanno portato fino a questo punto.

Sicuro non si sbaglia: spirito di sacrificio, attaccamento al lavoro, determinazione.  

E tre difetti, invece?

Anche questa è facile. Sono permaloso, spesso pedante. A volte irascibile (però mi passa subito).

Abbiamo nominato un numero impressionante di manovre effettuate. Ce n'è una che ricordi e che ti è rimasta impressa tra le tante?

Amo il mio lavoro e ne ricordo migliaia, con risvolti positivi o negativi. Una fra queste mi vedeva giovane pilota (sono entrato con l'età minima prevista, all'epoca era di 28 anni). La nave, ricordo, era la Zim Argentina III, una porta contenitori pitturata in verde, lunga 170metri e con elica a passo fisso. Senza elichetta trasversale. Partiva dalla darsena toscana ed era praticamente incastrata fra due altre navi. Il Comandante era un esperto tedesco alla sua penultima manovra prima della pensione e volle per forza un solo rimorchiatore. A me, giovanissimo, la manovra pareva praticamente impossibile. Le mie rimostranze furono esternate con molta forza, chi mi conosce può immaginare i toni, ma il "tedescone" senza perdere la calma rimase irremovibile sulla sua decisione. Naturalmente feci la manovra con il rimorchiatore voltato a prua ed un numero impressionante di avviamenti avanti e indietro, con il timone alla banda, finendo poi per passare, senza danni, a pochi metri da tutto quanto stava intorno. Una volta fuori il Comandante, con grandi sorrisi, mi fece dono di una bottiglia di whisky e sull'etichetta scrisse, a penna: "with the grace of God". Quella bottiglia la conservo ancora nella mia cantinetta.

Scendendo nel tecnico, il porto di Livorno è universalmente riconosciuto come un posto complesso. Passaggi stretti, traffico elevato, una lotta continua con il gigantismo navale. Quali soluzioni adottabili vedi a breve termine? E quali se si sposta l'occhio ad un orizzonte più lontano?

Siamo tutti in attesa dell'allargamento del canale di accesso. E sembra ridicolo perché 25 anni fa vennero nella nostra sede alti funzionari con progetti esecutivi che prevedevano l'allargamento del canale nel giro di pochi mesi, chiedendoci di iniziare a pilotare navi più grandi di quelle fatte fino ad allora, tirando fuori ogni goccia della nostra professionalità stringendo i denti nell'attesa. Per farci capire quanto fosse imminente il lavoro venne montata un'impalcatura su una sponda, dove un cartellone mostrava il rendering del canale allargato. Cinque lustri dopo siamo ancora in attesa di quei lavori. Però il progetto non è morto e forse, notizia recente, questa pare che sia la volta buona. Nell'attesa serve riprendere immediatamente i dragaggi. É veramente imperativo se il porto di Livorno vuole sopravvivere, almeno il mantenimento dei fondali (già limitati al naturale). Un lavoro imprescindibile per conservare i traffici in attesa del futuro. Il futuro che è Darsena Europa ma non solo: allargamento canale, taglio della Vegliaia, ampliamento del bacino di evoluzione con l'arretramento della Tripoli. La resecazione dell'Orlando con conseguente allargamento della bocca del Mediceo e soprattutto la tanto auspicata Torre Servizi in testata all'alto fondale. Un luogo moderno e funzionale dove i servizi tecnico nautici potranno convivere coordinati dall'Autorità Marittima, aumentando enormemente l'efficenza nella gestione del traffico ma soprattutto agire con prontezza nelle emergenze.

Allarghiamoci un attimo sul piano Nazionale. Negli ultimi dieci anni la figura del Pilota di Porto si è molto modificata se comparata a quella che era a cavallo degli anni duemila. Nuovi soggetti, nuove responsabilità. Penso alla modifica dei Titoli professionali, alla Responsabilità Civile del Pilota, alle Corporazioni Multisito e a tanto altro. Quali cambiamenti dovrebbe affrontare ancora la Categoria per migliorare se stessa? Quale consiglio alle nuove generazioni?

La categoria ha ancora un potenziale enorme. Solo ieri abbiamo partecipato ad un importante meeting sulle navi a navigazione autonoma, quelle che in un prossimo futuro navigheranno senza equipaggio. Ebbene, nei primi tre steps (di quattro) del progetto, e parliamo di decenni di sviluppo, l'unico a salire SEMPRE a bordo sarà proprio il Pilota. E comunque anche nel quarto step la parte portuale prevede ancora il Pilota, stavolta operatore da remoto. Proprio l'incontro con questo progetto così lontano dal pilotaggio mi ha fatto capire ancora di più le potenzialità della nostra categoria. Le navi che vanno da sole, guidate da sofisticati apparati sono l'opposto della filosofia del pilotaggio, dove al centro dell'azione c'è l'abilità umana e dove la tecnologia serve da verifica. Non riuscivo a capire perché volessero coinvolgere proprio noi, che siamo i primi scettici di fronte alla tecnologia che prende il posto dell'uomo. Ebbene tutte i nostri dubbi, le nostre osservazioni, i nostri timori, i nostri appunti sui limiti di questa tecnologia sono diventati elementi di studio, di approfondimento e di integrazione sia sulla nave che da remoto. Dico quindi ai giovani che iniziano adesso di credere in questo lavoro e di credere nell'unione della categoria e nell'integrazione con gli altri servizi tecnico-nautici.

Tornando a te. Il ruolo, sappiamo, comporta un impegno costante. Conoscendoti come persona di molteplici interessi la curiosità è d'obbligo: cosa farai per staccare? Cosa farai per ritagliarti quegli spazi di ricarica al di fuori del lavoro?

E' una domanda difficile, che mi sono posto molte volte prima di accettare questo incarico. La partenza è stata in salita perché Simone (il mio predecessore) proprio al termine del suo mandato ha avuto problemi di salute ed anche se ha cercato di essere sempre presente in qualche modo per alleggerirmi il lavoro, mi sono trovato improvvisamente oberato, stretto fra il turno da terminare ed il nuovo incarico. Ho capito però che è fondamentale non rinunciare agli spazi extra lavoro, così da evitare quel circolo vizioso che alla fine riduce la qualità del lavoro stesso. Per realizzare questo conto molto sulla collaborazione dei miei colleghi, sulla loro professionalità e sulla loro comprensione.

Tra quattro anni, a scadenza del tuo mandato, una cosa che ti piacerebbe aver conservato di questa Corporazione. Ed una che ti farebbe piacere non lasciare in consegna a chi verrà.

In questi giorni ho riflettuto su quale sia, per me, la parte migliore di questo incarico. La conclusione è stata che è un onore rappresentare i piloti di Livorno, è un onore rappresentare la loro professionalità, il loro attaccamento al lavoro, il loro equilibrio fra il coraggio (alle volte l'azzardo) e la sicurezza per loro, per le navi e per la portualità. Spero in questi quattro anni di conservare e tramandare questo orgoglio. La cosa che invece vorrei riuscire a correggere è la divisione fra piloti stessi, l'individualismo, il non capire che il fallimento o la problematica (professionale) di un collega non è solo sua, ma di tutto il pilotaggio. Siamo Corporazione, uniti nelle difficoltà così come nelle soddisfazioni.

Direi che è tutto, non resta che farti un augurio di Buon Lavoro.